A seguito della scomparsa di Alfred Owen, proprietario del team dal 1970, la scuderia britannica British Racing Motors (BRM) viene rilvata da Luis Stanley che cambia il nome del team in Stanley-BRM. Nel 1977 il team inglese con sede a Bourne nel Lincolnshire, una contea dlle Midlands Orientali, versa in una forte crisi finanziaria per la mancanza di fondi necessari alla realizzazione di una monoposto competitiva. In extremis si chiude un accordo economico con l'azienda svizzera di orologi, con sede a Londra, Rotary Watches e il flusso di denaro derivante dalla nuova sponsorizzazione garantisce alla squadra la linfa necessaria per la progettazione e costruzione di una nuova monoposto da far correre nella stagione 1977.
![]() |
BRM P207, Conny Andersson Dijon-Prenois, GP di Francia 1977 |
La nuova BRM P207, viene progettata da Len Terry ed è dotata di un telaio tubolare in alluminio sul quale viene montato il propulsore BRM P202 V12 da 480 cv di potenza, abbinato al cambio BRM T-193 a cinque marce. Le sospensioni sia anteriori che posteriori sono a doppi bracci oscillanti e dotate di barre stabilizzatrici, il passo della monoposto è di 2642 mm con il consistente peso di ben 615 Kg. La linea della P207 è molto particolare, partendo dal musetto a punta con le due ali laterali inclinate quasi a formare una freccia. All'interno delle fiancate, molto lunghe e larghe, trovano posto i radiatori posizionati longitudinalmente, mentre il cofano motore è piuttosto lungo e copre per intero il V12 inglese. Ad inizio stagione le prese d'aria per il motore sono posizionate di fianco all'abitacolo e rendono massiccia tutta la fiancata ma successivamente le struttura viene snellita e le prese vengono ricavate direttamente sul cofano motore.
![]() |
BRM P207, Conny Andersson Anderstorp, GP di Svezia 1977 |
La P207 viene prodotta in due soli esemplari, anche se il team Stanley-BRM ne schiera sempre solo una, e partecipa a nove Gran Premi nel campionato '77. Dopo aver saltato la prima gara stagionale in Argentina, il team inglese si presenta in Brasile con il pilota neozelandese Larry Perkins. Dopo essersi qualificato in ultima posizione, con un ritardo di oltre 12” dalla pole, Perkins è costretto al ritiro già nel corso del primo giro per rottura del motore. Per la successiva gara in Sudafrica viene momentaneamente accantonata la P207 e rispolverata la vecchia P201, pilotata sempre da Perkins. Con il pilota svedese Conny Andersson la P207 viene ripresentata in Spagna, Belgio, Svezia e Francia dove la monoposto non riesce mai a qualificarsi per la gara.
![]() |
BRM P207, Conny Andersson Jarama, GP di Spagna 1977 |
Si va così al Gran Premio di Gran Bretagna, con il britannico Guy Edwards al volante, dove addirittura la P207 non supera nemmeno le prequalifiche. In Germania, Italia e Olanda con l'ennesimo pilota al volante, il belga Teddy Pilette, la P207 fa le sue ultime tre apparizioni nel campionato '77, non riuscendo neanche in queste tre gare a ottenere la qualificazione. Per evitare ulteriori aggravi alle scalcinate casse del team le trasferte oltreoceano di fine stagione vengono semplicemente evitate e, vista la disastrosa carriera della P207, la monoposto viene accantonata e reimpiegata solo nella Formula Aurora, una categoria britannica (British Formula One Series) alla quale partecipano vetture di diverse categorie delle stagioni precedenti e gestite da team privati.
![]() |
BRM P201, Larry Perkins Kyalami, GP del Sudafrica 1977 |
In Formula Aurora la P207 ottiene i suoi migliori risultati, due quarti posti, prima del ritiro definitivo della squadra dalle competizioni. Nel 1977 l'unico piazzamento in Formula 1 per la scuderia Stanley-BRM è il quindicesimo e ultimo posto ottenuto a Kyalami nel Gran Premio del Sudafrica, con 5 giri di distacco dal vincitore Lauda, ottenuto oltretutto con la vecchia P201 sempre pilotata da Perkins. Negli annali della Formula 1 questa gara rimane l'ultima disputata in Formula 1 dalla storica scuderia britannica British Racing Motors nella sua storia, lunga 28 anni e culminata con la conquista del mondiale nel 1962 con Graham Hill.
Commenti
Posta un commento