Negli anni '60 Willibald “Willi” Kauhsen è stato un discreto pilota guidando soprattutto vetture Sport, Porsche e Alfa Romeo. Nel 1971 decide di abbandonare il volante per diventare team manager e fondare un proprio team, il Willi Kauhsen Racing Team. Nel decennio successivo Kauhsen ottiene ottimi risultati in svariate competizioni Sportcar e in Formula 2, dove corrono per lui piloti di talento come Ingo Hoffmann, Klaus Ludwig, Vittorio Brambilla ed il giovane Alain Prost.
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KAUHSEN WK01, Gianfranco Brancatelli Paul Ricard, test prestagionali '79 |
L'impegno nelle competizioni del team di Kauhsen lo porta anche a competere in Giappone dove conosce Matsuhisa Kojima. Grazie all'appoggio di quest'ultimo, che cerca una sede operativa in Europa, nel '78 viene progettato l'approdo del team Kauhsen in Formula 1 con l'appoggio finanziario della Toshiba. Sul circuito di Suzuka a fine '77 muove i primi passi la Kojima KE009B con i colori del Willi Kauhsen Racing Team, ispirata fortemente alla Ferrari 312 T3. La monoposto giapponese viene affidata al giovane emergente pilota finlandese e Keke Rosberg. Purtroppo il grave incidente occorso durante il Gran Premio del Giappone 1977 in cui la Ferrari di Villeneuve "impazzita" piomba fra il pubblico provocando vittime, lascia un lungo strascico di polemiche in Giappone con il risultato della cancellazione della prova nipponica per il 1978.
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KAUHSEN WK01, Gianfranco Brancatelli Paul Ricard, test prestagionali '79 |
L'effetto domino di questa decisione porta lo sponsor Toshiba e lo stesso Kojima ad abbandonare il progetto lasciando Kauhsen completamente solo. Il tedesco però non si perde d'animo e, non disponendo di una struttura adeguata, incarica Hans Gerhard, Carl Cramer e Eduard Jäger dell' Università di Scienze Applicate di Aachen per condurre degli studi aerodinamici in vista della progettazione di una monoposto da Formula 1. Il team assume anche l'aerodinamico Klaus Kapitzka e il designer Kurt Chabek che, con soli tre meccanici, realizzano la nuova Kauhsen WK01. La nuova monoposto ha un aspetto aerodinamico molto particolare, caratterizzato dalla completa assenza dell'ala anteriore e dell'alettone posteriore posizionato davanti all'asse delle ruote, tanto da portare Niki Lauda a dichiarare: “se questa macchina funziona significa che tutti gli altri progettisti sono degli idioti”. Le parole di Lauda si rivelano vere tanto che nelle prove ufficiali indette dalla FIA sul circuito di Paul Ricard la WK01, guidata dall'italiano Gianfranco Brancatelli, si rivela difficile da guidare ma soprattutto molto, molto lenta. Dopo le necessarie modifiche vengono realizzati altri due prototipi, WK02 e WK03, molto simili alla precedente 01 ma con alcune modifiche per migliorare la guidabilità della monoposto.
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KAUHSEN WK05, Gianfranco Brancatelli Jarama, GP di Spagna 1979 |
Nel gennaio del '79 con una nuova livrea bianca, voluta dallo sponsor del pilota Patrick Nève, la nuova versione della vettura scende ancora in pista sul circuito francese, restando comunque di circa 5” più lenti della peggiore delle altre monoposto. Sia il pilota belga che i suoi sponsor personali abbandonano immediatamente il progetto e Kauhsen convince Chabek e Kapitza a tornare sui loro passi, abbandonando le soluzioni sperimentali. Il nuovo telaio WK04, completato nel marzo del 1979, ha un disegno molto più tradizionale, con l'alettone tornato nella sua sede "naturale" dietro l'asse posteriore, ma con un passo ancora molto corto. I progettisti sono così obbligati a posizionare i radiatori nelle pance laterali in una posizione non consona per poter sfruttare l'effetto suolo. Per ovviare a questo problema, viene allestito un ultimo telaio, il WK05, ancora significativamente diverso dai precedenti, con un passo molto più lungo ed il radiatore dell'olio inserito nel musetto.
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KAUHSEN WK05, Gianfranco Brancatelli Zolder, GP del Belgio 1979 |
Da monoposto rivoluzionaria la Kauhsen si trasforma così in una classica wing-car che viene iscritta a due gare del mondiale '79, in Spagna e in Belgio dove comunque non passa mai le prequalifiche ottenendo tempi di circa 10” peggiori rispetto al poleman. Rimangono queste le uniche due apparizioni del team tedesco in Formula 1, dopodichè “Willi” getta la spugna e chiude la scuderia, vendendo tutto il suo materiale ad Arturo Merzario che era stato pilota del team Kauhsen con l'Alfa Romeo nel Mondiale Marche 1975 ottenendo diverse vittorie.
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