Per passione, coraggio, tenacia e amore per le corse la storia di Enzo Osella ricorda molto da vicino quella di un altro Enzo, nato a Maranello parecchi decenni prima. Per il modo con cui ha saputo costruire dal nulla un'azienda florida e vincente, passando dalle esperienze di pilota, di team manager e poi di costruttore, Osella entra di diritto nella storia dell'automobilismo sportivo italiano. La sua passione per le auto nasce fin da piccolissimo e lo porta ad avere prima una carriera da pilota e poi, grazie all'amicizia con Carlo Abarth, a trasformarsi in Team-Manager verso la metà degli anni '60, guidando il team ufficiale delle vetture della casa dello Scorpione. Quando Abarth vende la sua attività alla Fiat, Osella rileva tutte le attrezzature Abarth fondando la Scuderia Osella con sede a Volpiano, vicino a Torino.
OSELLA FA1, Eddie Cheever
Zandvoort, GP d'Olanda 1980
Inizia così una lunga storia di successi nelle competizioni prototipi e nelle corse in salita con le barchette “Osella PA”. Il passaggio alle monoposto è il passo successivo, cominciando dalla Formula 3 e successivamente in Formula 2 con la “FA2” progettata da Antonio Tomaini nel 1974. Nel 1977 Osella si classifica al secondo posto nel Mondiale Marche con la "PA5" guidata da Giorgio Francia, Lella Lombardi e Gianfranco Palazzoli, che in seguito diventerà il manager della squadra Osella in Formula 1.
OSELLA FA1, Eddie Cheever
Buenos Aires, GP d'Argentina 1980
Quando nel 1979 il giovane americano Eddie Cheever vince tre gare in Formula 2 con la "FA2B", Enzo Osella decide che è arrivato il momento di tentare il grande salto verso la Formula 1 e così inizia nel 1980 la straordinaria storia della piccola scuderia Osella nella massima serie, in lotta con i grandi costruttori dai budget spropositati, in un'epoca che però lasciava ancora spazio alla creatività e alla passione. La Osella FA1 è la prima monoposto portata in pista dalla Osella Squadra Corse per il campionato 1980, una wing-car piuttosto atipica con una base meccanica “vecchia maniera”: telaio in tubi di acciaio rivestiti con pannelli di alluminio e sospensioni a bilanciere, mentre per quanto riguarda il propulsore e il cambio la scelta è praticamente obbligata, adottando il V8 Ford-Cosworth DFV e lo Hewland FGA 400.
OSELLA FA1, Eddie Cheever
Montecarlo, GP di Monaco 1980
I protagonisti della nuova avventura nella massima serie sono gli stessi che hanno ottenuto i successi in Formula 2 per il team torinese: il patron Enzo Osella, il progettista e direttore tecnico Giorgio Stirano, il team manager Gianfranco Palazzoli ed il pilota Eddie Cheever. Per la scuderia torinese l'inizio dell'avventura in Formula 1 non è semplice, con una monoposto decisamente pesante e fragile, vittima soprattutto di ripetuti problemi di surriscaldamento che la rendono del tutto inaffidabile.
OSELLA FA1, Eddie Cheever
Österreichring, GP d'Austria 1980
Le poche volte che Cheever riesce a superare lo scoglio delle qualifiche, finisce sempre per chiudere la gara anzitempo, non vedendo mai il traguardo. Ad Imola, nell'unico Gran Premio d'Italia non corso a Monza dove peraltro Cheever viene classificato dodicesimo nonostante il ritiro a tre giri dal termine, viene portata una versione aggiornata del telaio, snellita e rinforzata, e una nuova sospensione anteriore. Questa vettura viene iscritta come "FA1B" anche se anche se "visivamente" è simile ai due chassis precedenti piuttosto che alle FA1B che vedranno la pista nel 1981.
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