ALFA ROMEO 183T Turbo

   Il 1983 è un anno particolare per l'italiana Alfa Romeo che, conseguentemente alle lotte intestine al team tra la dirigenza e il reparto corse, porterà al declino del progetto Formula 1. Dopo aver sperimentato il nuovo motore 890T V8 Turbo, progettato da Carlo Chiti e montato sul telaio della 182, il direttore tecnico Gérard Ducarouge e il capo designer Mario Tolentino realizzano la prima Alfa Romeo a motore turbo progettata ex novo, la 183T. La nuova monoposto viene affidata agli italiani Andrea de Cesaris e da Mauro Baldi, ha un nuovo telaio monoscocca in fibra di carbonio progettato appositamente per ospitare il nuovo V8 turbo da 630 cv al quale viene abbinato un cambio a 5 rapporti progettato appositamente dalla stessa Alfa Romeo.

 ALFA ROMEO 183T, Andrea de Cesaris
Brands Hatch, GP d'Europa 1983

   La 183T ha un passo di 2720 mm, un peso di 558 kg e riprende le forme della precedente 182. Tolentino infatti preferisce utilizzare ancora pance laterali piuttosto lunghe, dove vengono collocato le masse radianti e le turbine, nonostante tutte le monoposto concorrenti tendano a ridurle al minimo. Il tecnico italiano modifica però il retrotreno per realizzare, per quanto possibile, una forma a collo di bottiglia in stile McLaren per recuperare in parte la deportanza persa con l'abolizione dell'effetto suolo. Nonostante le notevoli aspettative la stagione si rivela un completo insuccesso, nonostante alcune grandi prestazioni di De Cesaris che coglie due secondi posti e guida a lungo il GP del Belgio prima di essere costretto al ritiro, mentre Mauro Baldi non va oltre un quinto posto come miglior risultato.

 ALFA ROMEO 183T, Mauro Baldi
Montecarlo, GP di Monaco 1983

   Il motivo di questo fallimento va ricercato nel caos societario del reparto corse Alfa Romeo. La “Autodelta” di Carlo Chiti, che si occupa della progettazione e sviluppo del motore turbo, é sempre più contrapposta alla “Euroracing” di Giampaolo Pavanello, promossa dal Presidente dell'Alfa Romeo Ettore Massacesi, al ruolo di “squadra corse” con il compito di portare in pista le vetture in via ufficiale. Tutto ciò influisce negativamente sullo sviluppo della 183T. Sul tavolo degli imputati vengono messe le turbine Alfa Avio, costruite in casa dalla Autodelta e che equipaggiano il V8 Turbo, che si rivelano pesanti e fragili tanto da venire accusate dalla Euroracing di essere la causa delle continue rotture.

 ALFA ROMEO 183T, Andrea de Cesaris
Silverstone, GP di Gran Bretagna 1983

   Vengono sostituite a stagione in corso con le tedesche KKK e con le americane Garrett disponibili sul mercato e non fornite in forma ufficiale ma, nonostante il deciso miglioramento delle prestazioni, le rotture sono ancora all'ordine del giorno e causano ben diciannove ritiri durante il campionato. I contrasti tra i due reparti corsa raggiunge il suo culmine al Gran Premio di Francia, quando i tempi di Andrea de Cesaris vengono cancellati dalla direzione corsa perchè durante un controllo l’estintore di bordo sulla sua vettura risulta vuoto. Gérard Ducarouge, capro espiatorio, viene licenziato in tronco dal direttore dell'Euroracing, Pavanello, che paradossalmente aveva voluto proprio il tecnico francese come ingegnere capo.

 ALFA ROMEO 183T, Mauro Baldi
Hockenheimring, GP di Germania 1983

   Comincia così a crescere il distacco del reparto corse Euroracing dalla casa madre Alfa Romeo, che porterà a fine anno al passaggio totale dell'intero progetto Formula 1 sotto la direzione di Pavanello, con Carlo Chiti che, in completo disaccordo con la politica Euroracing, lascia l’Autodelta per fondare la Motori Moderni, mentre diversi chassis della 183T vengono venduti alla Osella che li utilizzerà per sviluppare le proprie vetture fra il 1984 ed il 1988. 




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