Nella pausa tra le stagioni '83 e '84 si compie quello che si può definire il “suicidio sportivo” dell'Alfa Romeo. L'allora presidente della casa automobilistica milanese, Ettore Massacesi, è infatti uno degli uomini che più spingono per l'ingresso dell'Alfa Romeo nel gruppo FIAT. Il gruppo torinese decide immediatamente di smantellare il reparto sportivo Autodelta, considerato una palla al piede dai vertici torinesi, con il conseguente licenziamento di Carlo Chiti, autore dei timidi successi avuti poche stagioni prima e soprattutto padre del motore V8 890T turbo che equipaggia le monoposto Alfa. Il controllo totale di quello che resta del reparto corse Alfa Romeo passa così completamente nelle mani dell'Euroracing di Gianpaolo Pavanello che non riesce però a risanare una crisi ormai consolidata.
ALFA ROMEO 184T, Riccardo Patrese
Dijon-Prenois, GP di Francia 1984
La stagione 1984 nasce dunque sotto i peggiori auspici, nonostante l’ingaggio di due piloti di notevole talento come l'Italiano Riccardo Patrese e l'americano di Roma, Eddie Cheever. Oltretutto l'arrivo di un munifico sponsor come Benetton potrebbe permettere alle monoposto milanesi il budget necessario per uno sviluppo costante delle vetture. La nuova 184T, che viene utilizzata nel 1984, é progettata da Mario Tollentino, già collaboratore di Ducarouge e Chiti, e da Luigi Marmiroli, unico sopravvissuto dallo smantellamento dell'Autodelta.
ALFA ROMEO 184T, Riccardo Patrese
Zandvoort, GP d'Olanda 1984
Per motivi finanziari e soprattutto di tempistica per la sua realizzazione, la nuova monoposto non si differenzia molto dalla precedente 183T e la modifica più importante riguarda il profilo alare posteriore biplano con i classici “candelabri” laterali per incrementare il carico aerodinamico. Anche le sospensioni anteriori sono nuove e seguono lo schema push-rod introdotto dalle Brabham di Murray al posto del precedente a bilanciere.
ALFA ROMEO 184T, Eddie Cheever
Jacarepaguà, GP del Brasile 1984
Il telaio monoscocca in fibra di carbonio, sul quale viene installato il motore Turbo Alfa Romeo 890T V8 accreditato di 690 cv abbinato al cambio Hewland/Alfa a cinque rapporti, rimane lo stesso della 183T ma la monoposto della stagione '84 soffre di problemi di trazione dovuti principalmente alle nuove coperture Goodyear, meno performanti delle precedenti Michelin. La veste aerodinamica della 184T viene studiata da Gustav Brunner che verso metà stagione, insieme a Tollentino, ridisegna in maniera marcata la vettura. Le differenze principali riguardano il roll-ball, le sospensioni posteriori per risolvere i problemi di trazione, le pance laterali che diventano più alte per incrementare l'aria incamerata per raffreddare motore e radiatori e inoltre vengono maggiorati gli sfoghi d'aria dei radiatori, mentre il musetto viene rastremato.
ALFA ROMEO 184T, Eddie Cheever
Zolder, GP del Belgio 1984
Nonostante le modifiche la stagione 1984 resta decisamente deludente, anche per il consumo troppo elevato del V8 Turbo che non viene sviluppato visto il licenziamento del suo progettista Chiti. Ciò non consente alla vettura di giungere al traguardo con i soli 220 litri di carburante ammessi dal regolamento, se non depotenziando notevolmente il motore, e così La 184T ottiene solamente 11 punti con il terzo posto di Patrese a Monza come unico risultato di rilievo.
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