WILLIAMS FW12C Renault

   Dopo i successi ottenuti con l'ottima FW11 motorizzata Honda e dopo aver perso la fornitura degli eccezionali motori nipponici, nel 1988 la scuderia Williams si è trovata senza più un motore in grado di permettere alle proprie monoposto di lottare per le posizioni di testa. Frank Williams decide così di rescindere del tutto il contratto con la Honda, che nel 1988 aveva dato alla scuderia inglese i vecchi motori V8 aspirati da 3,5 litri preparati da Judd, per abbracciare il nuovo progetto della francese Renault. La casa transalpina, già presente in Formula 1 dalla fine degli anni '70 come pioniera dei motori turbo con vetture proprie e poi come fornitore dei propri V6 turbo ad altre squadre tra il 1976 e il 1986, decide infatti di riproporsi sempre come motorista ma questa volta con un progetto nuovo.

WILLIAMS FW12C, Thierry Boutsen
 Hockenheimring, GP di Germania 1989

   Con il profilarsi all'orizzonte del ritorno dei motori aspirati e superati i problemi di bilancio interni, la Renault infatti nel 1989 fa esordire sulle Williams il nuovo, potente ed affidabile motore RS1, un V10 da 3493 cc capace di erogare fin dal suo debutto 650 cv a 12.500 rpm. Il progettista del V10 francese è il solito ingegnere di lunga data della Renault Sport, Bernard Dudot, già padre del V6 Turbo, il quale ha cominciato a fine '87 a lavorare sullo sviluppo dell V10 RS1 in previsione proprio del ritorno in grande stile per la stagione '89. La fornitura del propulsore francese è data in esclusiva alla Williams dove, sotto la guida di Patrick Head, Frank Dernie ed Enrique Scalabroni intervengono solo marginalmente sulla buona FW12 del 1988, la cui scarse prestazioni erano dovute solo al vecchio motore Judd V8.

WILLIAMS FW12C, Thierry Boutsen
 Phoenix, GP USA 1989

   Così il telaio della nuova Williams FW12C viene modificato solo negli attacchi motore mentre a livello estetico si possono notare le nuove pance laterali più ampie e con nuove prese d'aria in modo da migliorare lo smaltimento termico. Per il resto la vettura è praticamente identica alla FW12, con il cambio trasversale Williams/Hewland a 6 rapporti, lo stesso schema di sospensioni pull-rods, la stessa carreggiata anteriore di 1803 mm, mentre viene leggermente ridotta quella posteriore e cresce leggermente il passo che ora è di 2997 mm, dovuto alla maggiore lunghezza del V10 francese rispetto al V8 Judd.

WILLIAMS FW12C, Riccardo Patrese
Monza, GP d'Italia 1989

   Alla guida della FW12C viene confermato l'italiano Riccardo Patrese mentre il britannico Nigel Mansell, passato alla Ferrari, viene sostituito dal belga Thierry Boutsen. Grazie alla bontà del progetto e alla costanza dei due piloti, la FW12C consente alla squadra di risollevarsi dopo un anno di totale crisi, con prestazioni che si rivelano sufficientemente buone, nonostante un'affidabilità non eccelsa. Il Canon Williams Team nella stagione 1989 diventa infatti vicecampione del Mondo costruttori, dietro solo alla McLaren che vince la maggior parte delle gare, mentre Patrese ottiene il terzo posto nel mondiale piloti, alle spalle dei due alfieri della McLaren-Honda, Prost e Senna. I passi avanti si vedono anche dai risultati delle qualifiche, infatti Patrese ottiene una pole, e le due vetture si qualificano spesso tra la seconda e quarta posizione. Boutsen si piazza invece quinto nel mondiale ma, a differenza del compagno, vince anche il Gran Premio del Canada.

WILLIAMS FW12C, Riccardo Patrese
Silverstone, GP Gran Bretagna 1989

   La FW12C non porta a termine tutta la stagione 1989 in quanto dal GP del Portogallo viene sostituita dal nuovo modello FW13, nata attorno al nuovo propulsore Renault ma che però non si rivela ancora particolarmente affidabile. Nella gara seguente infatti, Patrese torna alla FW12C mentre Boutsen prosegue con la FW13 che rimpiazzerà definitivamente il vecchio modello solamente nelle ultime due gare stagionali. Una nota di colore: nel dicembre 1989 l'ex Campione del Mondo James Hunt effettua un test con la FW12C sul circuito francese Paul Ricard, dove ottiene dei crono di tutto rispetto, anche se non sufficienti per convincere il pilota inglese ad un clamoroso ritorno nella massima serie.






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