La deludente parabola del piccolissimo team Coloni, cominciata nel 1987 quando Enzo Coloni sbarca in Formula 1 con una monoposto molto artigianale e derivata da una vettura da Formula 3, termina nel 1991 anno nel quale viene utilizzata ancora la C3 progettata per la stagione 1990 da Christian Vanderpleyn. L'eccentrico Enzo Coloni, che con budget al limite del ridicolo è ancora in grado di iscrivere una propria vettura al campionato del mondo di Formula 1 1991, raggiunge l'apice proprio nel '91 quando affida la C3 del 1990 agli studenti della facoltà di ingegneria dell'università di Perugia per seguirne lo sviluppo.
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COLONI C4, Pedro Chaves Montecarlo, GP di Monaco 1991 |
Ovviamente gli interventi fatti sulla nuova C4 riguardano solo elementi marginali come le fiancate, più alte e squadrate, e la presa d'aria di dimensioni maggiorate per permettere un maggior afflusso di aria verso il motore. Dopo la disastrosa esperienza fatta con il motore V12 Boxer Subaru nella prima parte del campionato 1990 e il ritorno al più tradizionale V8 Ford-Cosworth DFR, anche per la stagione '91 il motore utilizzate rimane lo storico V8 inglese ma per questa stagione preparato dall'officina Langford & Peck. Purtroppo per Coloni questa versione del DFR Ford-Cosworth si rivela addirittura meno potente del classico motore clienti e da metà stagione viene sostituito con i DFR preparati dalle officine Hart, con un significativo incremento di potenza.
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COLONI C4, Pedro Chaves Interlagos, GP del Brasile 1991 |
Anche questo cambiamento non è sufficiente per permettere alla monoposto di competere con la concorrenza, anche per le scarse doti del pilota portoghese Pedro Chaves, unico pilota del piccolissimo team italiano per il 1991. Dopo il tentativo di Coloni di assumere il veterano Andrea de Cesaris, successivamente ingaggiato dalla Jordan, che avrebbe portato con sé anche una discreta cifra di denaro garantita dallo sponsor personale Marlboro, Coloni è costretto a virare verso il debuttante Chaves, vincitore del campionato inglese di Formula 3000 del '90 ma con nessuna esperienza in campo internazionale. Alla guida di una monoposto datata, fragile e difficile da guidare il pilota portoghese va incontro a una serie infinita di eliminazioni nel turno di prequalifica del venerdì.
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COLONI C4, Pedro Chaves Phoenix, GP degli Stati Uniti 1991 |
Dopo la gara corsa in Portogallo davanti al suo pubblico, Chaves lascia la piccola scuderia italiana, deluso dai disastrosi risultati e dal fatto che gli sia stato pagato solo il 10% del compenso pattuito ad inizio stagione. Nel frattempo, durante l'estate del '91, Enzo Coloni tenta un disperato approccio con la Lamborghini per cercare una fusione tra le due scuderie, tentativo però finito in un nulla di fatto. Non potendo permettersi di assumere un altro pilota il team Coloni salta la successiva gara, corsa sul circuito di Montmelò in Spagna, e la decisione di Enzo Coloni non può che essere la vendita della monoposto e di tutto il materiale, che passa nelle mani dell'imprenditore italiano attivo nel settore della moda, Andrea Sassetti. Per finire la stagione la scuderia mantiene il nome di Coloni Racing e per gli ultimi due appuntamenti stagionali, corsi in Giappone e Australia, viene ingaggiato il pilota giapponese Naoki Hattori, sostenuto economicamente da piccoli sponsor nipponici che appaiono sulla livrea della C4. Hattori ha al suo attivo come esperienza solamente la Formula 3 giapponese e poche gare nell'Endurance corse in Europa al volante di una Nissan Skyline GT-R. La sua inadeguatezza si nota subito al suo debutto in Giappone dove ottiene un tempo di quasi 20” più lento rispetto all'ultimo qualificato.
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COLONI C4, Naoki Hattori Adelaide, GP d'Australia 1991 |
Le cose migliorano solo di poco in Australia dove rimane escluso per oltre 5”. Il team Coloni si ritrova a fine stagione con una classifica ferma a 0 punti e con un poco invidiabile diciottesimo e ultimo posto in classifica. La carriera della C4 proseguirà anche nel 1992, quando Sassetti iscriverà la monoposto al nuovo campionato sotto le insegne del team Andrea Moda.
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