LOLA-BMS T93/30 Ferrari

   Fin dal suo debutto in Formula 1 nel 1988, la Scuderia Italia ha avuto un sodalizio con la Dallara come costruttore delle monoposto utilizzate dal team bresciano. Nella stagione '92, nonostante l'accordo con la Ferrari per la fornitura dei V12 di Maranello, la squadra di Lucchini conquista appena due punti, additando proprio i telai della casa parmigiana come i maggiori responsabili delle scarse prestazioni della monoposto, non adeguati alla potenza del V12 Ferrari e con una resa al di sotto delle aspettative. Si crea così un insanabile frattura tra Giuseppe Lucchini e Giampaolo Dallara e già dalla fine di luglio '92 vengono allacciati i contatti con Eric Broadley, patron della Lola Racing Cars, per la fornitura dei loro telai nella stagione '93. Dopo la metà di agosto l'accordo viene reso ufficiale, favorito anche dal fatto che la casa inglese si impegna a fornire i telai gratuitamente in cambio di un futuro ingresso nell'azionariato societario della BMS-Scuderia Italia con una quota del 49%, formando un'organizzazione chiamata "Lola BMS Scuderia Italia".

Lola-BMS T93-30, Luca Badoer
Montecarlo, GP di Monaco 1993 

   La comprovata esperienza della Lola nella massima serie, con un passato come costruttore risalente al 1964 con la Mk4 e successivamente come collaboratori con Honda sul finire degli anni '60, per passare dalle Embassy-Hill degli anni '70, poi dalle Haas a metà anni '80, per arrivare agli anni '90 con le monoposto Larrousse, viene vista come una collaborazione a lungo termine destinata a portare la Scuderia Italia fino ai vertici della Formula 1. Lucchini si assicura inoltre la sponsorizzazione del marchio di sigarette Chesterfield che conferisce alle nuove vetture la caratteristica nuova livrea bianca e rossa, alternata da strisce gialle a zig zag, abbandonando il classico rosso utilizzato fin dal debutto dalle monoposto bresciane. Nasce così la nuova Lola-BMS T93/30, primo e unico telaio progettato dalla Lola Racing Cars per il team italiano di Giuseppe Lucchini e ultima vettura utilizzata dalla Scuderia Italia per partecipare al Mondiale di Formula 1.

Lola-BMS T93-30, Michele Alboreto
Montecarlo, GP di Monaco 1993 

   La monoposto viene progettata da un team di ingegneri coordinati da Eric Broadley presso la sede inglese della Lola ad Huntingdon, nel Cambridgeshire in Inghilterra. La sigla T93/30 rappresenta l'anno di utilizzo, il 1993, mentre il 30 è la sigla data dalla casa costruttrice inglese per le monoposto destinate alla Formula 1. Si tratta di una vettura dalle linee molto convenzionali, con un telaio monoscocca in fibra di carbonio e pannelli d'alluminio, con un aerodinamica inefficace, poco raffinata e senza l'ormai immancabile musetto rialzato. Inoltre la T93/30, pur montando il prestazionale motore V12 Ferrari Tipo 40 abbinato però ad un vecchio cambio Hewland modificato dalla BMS e reso semiautomatico, è completamente priva degli aiuti elettronici utilizzati dalla maggior parte dei team e indispensabili per tenere il passo della concorrenza.

Lola-BMS T93-30, Luca Badoer
Montecarlo, GP di Monaco 1993

   La vettura fin dal debutto si dimostra poco prestazionale e scarsamente affidabile oltre che poco maneggevole nelle curve a velocità medio-bassa, anche per l'incapacità degli ingegneri inglesi di sfruttare l'ottima coppia offerta dal V12 di Maranello. Per la stagione 1993 vengono cambiati entrambi i piloti, con l'ingaggio di due italiani, l'esperto Michele Alboreto reduce da una buona stagione in Footwork e attratto dalla possibilità di guidare nuovamente una monoposto motorizzata Ferrari, e il giovane emergente Luca Badoer, campione in carica della Formula 3000 e alla prima esperienza in Formula 1. I due collezionano però una serie di mancate qualificazioni e ritiri, con il settimo posto conquistato da Badoer a Imola come unico risultato di rilievo. Con il passare dei mesi i rapporti tra Lola e Scuderia Italia vanno a deteriorarsi velocemente con i due gruppi di lavoro che si accusano l'un l'altro per i risultati fallimentari. Ad aumentare la tensione, la decisione di Lucchini di inviare presso la sede Lola in Inghilterra lo storico progettista della scuderia, Sergio Rinland, per verificare il lavoro dei progettisti inglesi. Una volta arrivato ad Huntingdon però all'ingegnere argentino viene negato il permesso di visitare la Factory inglese. Come se non bastasse la Ferrari annuncia che non avrebbe più equipaggiato il team con i propri motori a partire dall'anno seguente e, a due gare dal termine della stagione, Lucchini decide di ritirare la propria squadra dal campionato, ponendo fine alla partecipazione della Scuderia Italia al mondiale di Formula Uno, con un mesto zero nella classifica costruttori.

Lola-BMS T93-30, Michele Alboreto
Catalunya-Barcelona, GP di Spagna 1993

   Dopo la fine del campionato la BMS di Lucchini si fonderà con la Minardi, mentre la Lola intraprende un proprio programma in vista di uno sbarco nella massima serie nel 1994 come costruttore indipendente, sbarco che non avverrà mai e così la T93/30 rimane l'ultima monoposto con telaio Lola a correre in una gara di Formula 1.





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